Lun. Dic 23rd, 2024
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Jérôme Jean Louis Marie Lejeune, è il padre della genetica moderna è colui che individuò la trisomia 21, comunemente nota come sindrome di down. Nato in Francia il 13 giugno 1926 a Montrouge, la sua vita e la sua professione è stata spesa al servizio dei più piccoli. Jerome avrebbe voluto intraprendere la carriera chirurgica, ma alla fine si votò agli studi di genetica. La sua carriera fu così brillante che per la prima volta in assoluto nella storia della medicina riuscì a dimostrare la correlazione fra anomalie cromosomiche e deficit cognitivi, siamo alla fine degli anni ‘50 del XX secolo. La scoperta fu resa possibile anche grazie al suo mentore Raymond Turpin ed a collaboratori come Marthe Gautier cardiologa e pediatra. Gli studi di genetica di Jerome fecero fare passi decisivi in avanti a questa giovane disciplina scientifica, lo portarono a scoprire “la sindrome di Lejeune” perlopiù conosciuta come “sindrome del cri du chat” data dalla delezione del braccio corto del cromosoma 5. Fu il primo a promuovere l’uso dell’acido folico come prevenzione della spina bifida, una rara malformazione della colonna vertebrale che colpisce il feto e fu consulente delle Nazioni Unite in qualità di esperto sulle radiazioni atomiche. Nel 1964 il Dr. Lejeune è nominato primo docente di Genetica Fondamentale presso la Facoltà di Medicina di Parigi. La fama che circondò i suoi studi di genetica lo portarono in giro per il mondo, fu invitato a diversi convegni per presentare l’andamento delle sue ricerche e, infine, per illustrare la scoperta sulla sindrome di Down “il ventunesimo cromosoma”. Tuttavia l’ambiente accademico e scientifico ufficiale gli diventò ostile, Jerome non era solo un grande professionista ma un uomo di fede. Durante un convegno terminò i’intervento citando il Vangelo di Matteo “quello che avete fatto a uno di questi piccoli lo avete fatto a me”, infine lanciò uno slogan in merito all’aborto “E’ UN UOMO, E’ UN UOMO!!!”. Queste prese di posizione gli costeranno il Nobel e, dopo la sua morte, l’oblio. Si dichiarò apertamente contro la legge Veil (legge abortista francese del 1974) e contro la procreazione medicalmente assistita.  Nel 1952 Jerome sposa Birthe, una donna danese luterana, dal matrimonio nasceranno cinque figli. Nella vita del genetista, la moglie Birthe avrà un ruolo fondamentale, lei stessa racconta che spesso doveva distogliere il marito dalla “immersione” nel lavoro nel suo laboratorio per ricordargli che doveva pur mangiare. Un impegno alimentato non dal denaro o dal desiderio di gloria e notorietà, ma dalla ricerca della verità e dallo spirito di sevizio verso i bambini che curava, Jerome era convinto che sarebbe arrivato a scoprire il segreto per intervenire sull’anomalia genetica dei “suoi” bambini. L’amicizia con San Giovanni Paolo II fu un altro punto cardine della sua vita. Nel 1994 il Pontefice volle “il suo amico Jerome”, come lo chiamava, primo Presidente della Pontificia Accademia della Vita. Anche se per il laicismo contemporaneo è uno scandalo, sul grande scienziato è in corso il processo di beatificazione che nel 2021 lo ha dichiarato Venerabile dalla Chiesa cattolica. Jerome è stato un uomo di fede e di ragione, tanto più cristiano quanto più scienziato, la sua coerenza gli ha alienato l’attenzione dalla comunità scientifica ufficiale, all’onore del mondo Jerome ha preferito quello del Cielo. Morì a Parigi il 3 aprile del 1994, il profilo di scienziato e di cattolico rimane tutto da scoprire. La figura di Jerome Lejeune è stata tratteggiata da Aude Dugast, nel libro “Jérome Lejeune: la libertà dello scienziato”. E’ l’invito ad un viaggio in compagnia dello scienziato, dell’uomo di fede, dello sposo e del padre, un testo dalla prosa diretta e coinvolgente, un libro per tutti così come sono i santi, universali. 

Martina Camonita

AUDE DUGAST, Jérome Lejeune: la libertà dello scienziato, Cantagalli, Siena, 2023.

Un pensiero su “JEROME LEJEUNE, gigante dimenticato della genetica moderna.”
  1. La scienza, ideologizzata, lo ha relegato nell’oblio, mentre la Chiesa Cattolica, per il suo impegno di credente e di scienziato si appresta e farlo beato.

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