Per la Quaresima 2024, fatevi un regalo: Il Silenzio. “Conosci te stesso” l’esortazione iscritta nel tempio di Apollo a Delfi. Socrate insegnava ai suoi allievi a tacere, condizione necessaria per l’ascolto di stessi. Nel silenzio sembra risiedere un tesoro prezioso. Pitagora affermava “impara a tacere; lascia che la tua mente, quieta, ascolti ed impari”. “Fanciullo, taci: il silenzio è pieno di cose belle” diceva Sofocle. La TV, diventata il rumore di sottofondo di tutte le case, insegna la superficialità, i talk show impartiscono lezioni di pensiero non pensato. Il frastuono è il leit motiv dell’era del caos in cui siamo immersi, ha indebolito la nostra capacità di riflettere, che vuol dire flettersi due volte, pensare prima di parlare. L’ostentazione di se ha preso il sopravvento sul possesso di se, il pudore è morto. Si espone quello che non si possiede, cioè se stessi. L’ego è in conflitto, per principio, con tutti gli altri ego, che finiscono per essere, sartrianamente, un reciproco inferno. Abbiamo paura del silenzio, per questo cerchiamo sempre un sottofondo di rumore, una Tv sempre accesa, al bar, in pizzeria, al ristorante, alla stazione ferroviaria, all’ipermercato. Il disagio interiore di massa si diluisce in uno stordimento continuo. L’horror vacui che si impadronisce dell’uomo contemporaneo quando affronta il silenzio è frutto della estranietà ad un luogo divenuto poco frequentato, gelido ed inospitale, la propria interiorità. Erling Kagge ha scritto “Il Silenzio”, ed. Einaudi. Erling è un esploratore che racconta i suoi viaggi e dice che il silenzio “non significa ignorare quanto ci circonda, ma l’esatto contrario: volerlo vedere con maggiore chiarezza”. Non si tratta di rinunciare alla parola. “Tacere è una condizione del silenzio, ma non è ancora silenzio” dice il Card. Sarah in “La Forza del Silenzio” – Cantagalli, perché “il silenzio dei pensieri è un altro affare”. “Il silenzio non è un’assenza. Al contrario, è la manifestazione di una presenza, più intenza di qualsiasi altra presenza”. Kagge viaggiando dal polo sud al polo nord ha scoperto che “la risposta ai misteri dell’esistenza si trova nel silenzio”.. Plutarco scrive “nessuna parola ha mai giovato tanto, quanto le parole non dette”. In questo tempo le opinioni immediate, il parere spontaneo sostituiscono la riflessione, lo studio, l’ascolto “ritorna a te, o uomo, esplora il ritiro del tuo cuore” scriveva San Gregorio Magno. In cammino verso il Polo Sud, Kagge è individuato da un aereo in ricognizione che pensa bene di lanciargli del cibo. Affamato com’era si avventa sul cibo ma, il suo compagno suggerisce di aspettare un po’, guardare il cibo in silenzio come una cosa sacra e rara “di rado mi sono sentito così ricco come allora. Fu una sensazione strana, quella di aspettare, ma poi il cibo mi parve ancora più buono” come un rito che ti fa essere presente al presente, senza fughe verso il futuro, né distrazioni, vivendo il momento presente nella densità dell’istante, perché il rito da senso al tempo come la casa da senso allo spazio, scrive Antoine de Saint-Exupery – La Cittadella. San Benedetto nell’incipit della sua Regola invita a tacere scrivendo “Obsculta, o filii….”, perché la fede viene dall’ascolto e ciò che è capace di cogliere l’essenziale sta dentro di noi: “in fin dei conti, ci vuole poco, e quell’inezia il cuore la conosce da sempre”, dice il poeta Olav H. Hauge.
Buona lettura …. e buona Quaresima da Società Domani