Sab. Apr 12th, 2025

Ventotene, ex carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano, edificato secondo i principi del Panopticon dell’utilitarista Jeremi Benthan, è stato luogo di confino per molti antifascisti, circostanza che lo ha reso simbolo di ogni oppressione politica. Sull’isola trovarono comune esilio il comunista Altiero Spinelli, l’azionista Ernesto Rossi e il socialista Eugenio Colorni. Tre uomini che stilarono il “Manifesto di Ventotene” oggi considerato, da molti, uno dei testi fondanti l’Unione Europea.  Il documento ha tre autori e tre capitoli: “La crisi della civiltà moderna”, “I compiti del dopoguerra”, “L’unità europea”. Gli ideali propugnati, facendo riferimento a principi di pace e libertà sono di stampo liberale e socialista, ed indicano un percorso capace di inglobare in un unico progetto europeista le classi politiche del vecchio continente, attraverso “la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzerà verso questo scopo (l’unione) le forze popolari e, conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale”. Sull’isola, il 4 luglio 2023 il Partito Democratico riunì, simbolicamente, la segreteria del partito guidato da Elly Schlein. Il manifesto, dal sapore socialista-rivoluzionario, auspica la creazione di una forza politica nuova al di sopra degli schieramenti nazionali, in grado di regolare i mercati, l’economia e la politica estera e di impegnarsi contro la disuguaglianza e i privilegi sociali. Il testo fa riferimento anche all’abolizione, la limitazione, la correzione o estensione della proprietà privata per “per creare intorno al nuovo ordine un larghissimo strato di cittadini interessati al suo mantenimento, e per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale”. Di Europa unita, Prima di Ventotene, avevano scritto diversi personaggi. Nel 1922 il massone Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, auspicò un’unione europea guidata da tecnici e scienziati, una unione multiculturalista e multietnicista capace di diventare una vera e propria federazione, gli Stati Uniti d’Europa. Il messaggio fu colto, fra gli altri, da un Presidente del Consiglio francese il radical-socialista Aristide Briand che nel 1925 presentò un progetto pan europeo alla ”Società delle Nazioni”. Il Manifesto di Ventotene, citato da molti e letto da pochi, oggi è ampiamente ripreso persino da esponenti politici cattolici, come punto di riferimento per una ripartenza dell’europeismo che il prossimo 15 marzo a Piazza del Popolo a Roma, alzeranno la loro bandiera pacifista che, dovrà fare i conti con gli 800 miliardi per il riarmo annunciati da Ursula von der Leyen, sempre in nome della pace concepita come “assenza di guerra”. L’unione europea sarebbe l’antitodo ad ogni conflitto. Viene da chiedersi se l’Europa di cui parla il manifesto sia l’Europa propriamente detta. Europeismo ed Europa, coincidono? E’ possibile che l’Europa di Ventotene sia la stessa di Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi? Certamente NO! Questi tre uomini, un tedesco, un francese ed un italiano, erano tre cattolici che pensavano l’Europa per quello che poteva essere, una comunità di nazioni unite dalle comuni radici cristiane e non una costruzione ideologica progettata a tavolino alla quale adeguare i popoli, formattarli e conformali attraverso condizionamenti normativi che investono la produzione ed i consumi, la scuola, l’università, la comunicazione mediatica fino alla censura, attraverso il politcally correct, del pensiero stesso.  San Giovanni Paolo II, nel 2001, affermava “Il mercato impone il suo proprio modo di pensare, di agire e ricalca la sua propria scala di valori sui comportamenti… assistiamo all’emergere di modelli di pensiero etico che sono sottoprodotti della globalizzazione stessa e che recano il marchio dell’utilitarismo”. Quando l’illuminista e presidente francese Valery Giscard D’estaing, rifiutò la lettera di Giovanni Paolo II che esortava all’inserimento delle radici cristiane in costituzione europea, la UE fece una scelta di campo che segna tutt’oggi la sua “produzione” sociopolitica.  Non c’è politico della maggioranza e dell’opposizione che non si dichiari “convinto europeista”, spesso senza sapere con esattezza cosa si intenda con tale definizione, un’incoscienza  che potrebbe salvargli l’anima, ma che non salva noi da scelte pericolose per il nostro futuro di cristiani e di cittadini.  Nel 1982 a Santiago di Compostela Giovanni Paolo II alzò la voce “Lancio verso di te, vecchia Europa, questo grido pieno d’amore: ritrova te stessa, sii te stessa, scopri le tue origini, ravviva le tue radici, rivivi questi valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza sugli altri continenti”.  Il prossimo 15 marzo a Roma, a Piazza del Popolo, alla manifestazione annunciata da Michele Serra, sventoleranno le bandiere dodicistellate dell’UE, comunque vada Arsène Heitz autore del disegno di quella bandiera, era un cattolico devoto che apparteneva all’Ordine della Medaglia Miracolosa.  Ma si tratta di una coincidenza alla quale dare credito, solo in quanto tale!!!

Paolo Piro

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